La cipolla rossa

Cipolla rossa di Tropea p

La cipolla rossa di Tropea è il nome dato alla cipolla rossa (Allium cepa) coltivata tra Nicotera, in provincia di Vibo Valentia, e Campora San Giovanni, nel comune di Amantea, in provincia di Cosenza, e lungo la fascia tirrenica. Viene prevalentemente prodotta tra Briatico e Capo Vaticano. Le particolari sostanze contenute nei suoli di questa zona la rendono dolce e non amara.

Descrizione

È composta da varie tuniche concentriche carnose di colorito bianco e con involucro rosso; è coltivata in queste zone da oltre duemila anni, importata dai Fenici, e da oltre un secolo, ora abbinata al turismo, contribuisce allo sviluppo socio-economico della zona. La dolcezza dell'ortaggio dipende dal microclima particolarmente stabile nel periodo invernale, senza sbalzi di temperatura per l'azione di mitezza esercitata dalla vicinanza del mare, e dei terreni freschi e limosi, che determinano le caratteristiche pregiate del prodotto. Difesa. 

La forma è rotonda od ovoidale.

Plinio il Vecchio, nella Naturalis Historia, fa riferimento alla cipolla rossa come rimedio per curare una serie di mali e di disturbi fisici.

Proprietà organolettiche e componenti vitaminici e minerali

Il gusto è determinato in particolare dalla consistente presenza di zuccheri tra i quali glucosiofruttosiosaccarosio. Contribuisce alla dieta alimentare con circa 20 calorie per 100 grammi di prodotto fresco.

Questo ortaggio contiene vitamina Cvitamina Eferroselenioiodiozinco e magnesio.

Fonte: wikipedia

Tropea

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Il territorio tropeano si mostra molto piccolo, infatti con soli 3,59 km² si trova al 7805º posto in Italia per superficie mentre addirittura al 195° per densità di popolazione. La sua morfologia è molto particolare, si divide infatti in due parti: la parte superiore, dove si trova la maggior parte degli abitanti e dove si svolge quindi la vita quotidiana del paese e una parte inferiore chiamata "La marina" che si trova a ridosso del mare e del porto di Tropea. La città, la parte superiore, si presenta costruita su una roccia a picco sul mare ad un'altezza di circa 50 metri, dal livello del mare, nel punto più basso e di 61 metri nel punto più alto.

Clima

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Stazione meteorologica di Tropea.

In base alla media trentennale di riferimento 1961-1990, la temperatura media dei mesi più freddi, gennaio e febbraio, si attesta a +10,5 °C; quella del mese più caldo, agosto, è di +24,9 °C.

Le precipitazioni medie annue si aggirano sui 900 mm e si distribuiscono mediamente in 78 giorni, con un prolungato minimo estivo e picco accentuato in autunno-inverno[2].

La storia di Tropea inizia in epoca romana quando lungo la costa Sesto Pompeo sconfisse Cesare Ottaviano. A sud di Tropea i Romani avevano costruito un porto commerciale, vicino S.Domenica, a Formicoli (cioè corruzione di Foro di Ercole), di cui parlano Plinio e Strabone.Storia

Si vuole che il fondatore sia stato Ercole che, di ritorno dalla Spagna (Colonne d'Ercole), si fermò sulla Costa degli Dei e secondo questa leggenda, Tropea divenne uno dei Porti di Ercole.

Per la sua caratteristica posizione di terrazzo sul mare, Tropea ebbe un ruolo importante, sia in epoca romana sia in epoca bizantina; molti sono i resti lasciati dal bizantini, come la Chiesa di Tropea sul promontorio o le mura cittadine. La città fu poi strappata ai bizantini, dopo un lungo assedio dai Normanni sotto i quali continuò a prosperare anche sotto il dominio degli Aragonesi. Nelle zone limitrofe sono state invece rinvenute tombe di origine magno-greca.

Monumenti e luoghi di interesse

Sono inoltre presenti un museo privato degli antichi mestieri di Calabria e delle macchine automatiche e una mostra permanente di modellismo ferroviario inaugurata nel gennaio 2012 presso la biblioteca comunale "Albino Lorenzo[3].Nota località balneare sul mar Tirreno a sud-ovest di Vibo Valentia ed a nord di Capo Vaticano, ha un monastero di Francescani di notevole importanza e la Cattedrale Normanna del 1100. Di notevole interesse il centro storico, con i palazzi nobiliari del '700 e dell''800 arroccati sulla rupe a strapiombo con la spiaggia sottostante. Interessanti sono i "portali" dei palazzi che rappresentavano le famiglie nobiliari; alcuni sono dotate di grossecisterne scavate nella roccia, che servivano per accumulare il grano proveniente dal Monte Poro, e successivamente veniva caricato tramite condotte di terracotta sulle navi che erano ormeggiate sotto la rupe di Tropea.

Fonte: Wikipedia

Pizzo

Pizzo è un borgo sulla costa, arroccato su di un promontorio al centro del Golfo di Sant'Eufemia. Il suo territorio comprende una costa frastagliata, contraddistinta da spiagge sabbiose in alcuni tratti e da scogli in altri. Sulla costa Nord Est, dalla pineta Mediterranea fino alla foce del fiume Angitola si estendono quasi 9 km di ampie spiagge sabbiose. Appena dopo il fiume si alza la montagna di Vibo, che fa da cortina al territorio, che ha il suo confine con Maierato e Vibo Valentia in alto, sul crinale delle colline. Più a Sud, dove si innalza il masso tufaceo su cui nasce e si sviluppa Pizzo, la costa diventa rocciosa con numerose calette e zone ricche di scogli naturali, nonché diverse grotte, fra cui la Grotta Azzurra, riaperta negli ultimi anni, dopo vari interventi per la protezione dal moto ondoso. 

Nella zona centrale troviamo la spiaggia della Seggiola, piccolo fiordo al centro del masso tufaceo su cui è arroccato l'abitato su cui domina il Castello Aragonese eretto nella seconda metà del XV secolo da Ferdinando I d'Aragona e la Marina, graziosa località balneare nonché ritrovo notturno. Per raggiungere Pizzo in auto, dal Nord dell'Italia, si può prende la A1 Milano-Napoli e si prosegue percorrendo l'autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria sino lo svincolo di Pizzo. In treno ci sono ben due stazioni che permettono di arrivare a Pizzo: quella di Lamezia Terme e quella di Vibo Valentia-Pizzo. L'aeroporto più vicino è quello di Lamezia Terme che dista circa 25 km dal centro.

Storia

Come per molte altre località calabresi, nei secoli scorsi è stata cercata una origine nell'antica Magna Grecia, con qualche eroe eponimo. Così oggi alcuni ripetono che Pizzo è stata fondata da Nepeto ai tempi dell'antica Grecia. Ma non c'è nessuna evidenza di ciò, anche se localmente qualcuno usa per motivi commerciali la dizione Napitia "napizia", e la voce "napitini per gli abitanti. Ci sono notizie certe dell'esistenza di un forte e di un borgo solo a partire dal 1300, e dell'esistenza della comunità di monaci Basiliani, mentre restano tracce nel territorio di un'antica attività di pesca, specialmente al tonno. Il nome Pizzo ( = becco d'uccello, punto sporgente) si attaglia perfettamente al promontorio tufaceo che sporge sul mare, elevandosi dalla foce del fiume Angitola, fino alla spiaggia della Marina, dove fu collocato nel XV secolo anche il piccolo forte Aragonese, detto oggi Castello Murat, per i tragici eventi del 13 ottobre 1815.

La posizione forte, e il castello favorirono la crescita del borgo marinaro, anche per la fortunata attività di pesca del tonno. Per secoli, i tonni, nel mese di maggio giugno, raggiungevano a milioni le spiagge del golfo di S. Eufemia, e ivi sorsero le famose tonnare di Bivona, e di Pizzo. Proprio a fianco della Chiesa della Piedigrotta, nella spiaggia denominata Prangi, nella zona detta Centofontane, per l'esistenza ancora attuale di moltissime fonti di acqua dolce, il rais ed i suoi uomini collocavano, fino agli anni settanta la tonnara che veniva tenuta da cavi che partivano dalle rocce a terra, sotto l'attuale Chiesa di S. Francesco di Paola. Nelle rocce a mare ci sono le tracce di questa attività. È crollato l'arco di pietra che teneva il cavo, ma si notano piscine, scale, scavi, vaschette, irrorati dalle fonti di acqua dolce oggi poco copiose, dove probabilmente si lavavano i tonni. Nel mare appaiono sommersi oggi cinque lunghi moli perpendicolari, in località Prangi /CentoFontane / grotta del Bue.

Nella zona Piedigrotta /Prangi sono quasi crollate le grotte del Bue (si pensa che ci fosse ancora in epoca ottocentesca la foca monaca, detta bue marino), e del Saraceno /Centofontane. La grotta del Saraceno, immensa, oggi pericolante è oggetto di una tradizione secondo cui per anni fosse usata dai pirati saraceni e barbareschi, come deposito delle prede e delle persone catturate nelle incursioni nei paesi dell'interno. Ciò è possibile considerando che quella zona del litorale è rimasta spopolata per secoli proprio a causa dell'incessante azione banditesca di pirati di diversa origine, impegnati nella cattura del bestiame umano (schiavi), forza motrice dell'antichità. Pizzo era famosa in epoca borbonica come località di arrivo della nave postale da Napoli, anche se non aveva un porto vero e proprio, e come posto di provenienza di pesci prelibati, in primis il tonno, fresco o sott'olio. I re Borboni spessosi facevano venire il tonno ed altri pesci, per cui Pizzo andava famosa.

Borboni fecero qualche intervento per Pizzo, e c'è traccia del viaggio del 1854 del Re Ferdinando II, che venne in Calabria con l'esercito napoletano in esercitazione armata, e con il figlio Francesco (da lui chiamato Ciccillo). Una notte il Re era rimasto impantanato alla foce del fiume Angitola, ed i Pizzitani gli offrirono ospitalità, in case signorili, ma il re volle accettare l'ospitalità del convento di San Francesco di Paola, cui era devotissimo. Si tramanda che il convento fosse assolutamente impreparato a ricevere il re e che non avessero nemmeno l'acqua. Sul corso c'è la targa che ricorda l'evento. Il castello testimonia la presenza degli aragonesi nel XV secolo.

Proprio in questo luogo, il castello Aragonese, fu tenuto prigioniero e in seguito condannato a morte Gioacchino Muratre di Napoli e cognato di Napoleone Bonaparte. Venne fucilato il 13 ottobre 1815, dopo alcuni giorni di prigionia e un processo fatto nella sala principale del castello e fu poi sepolto nella chiesa di San Giorgio. Oggi il castello aragonese di Pizzo viene denominato Castello Murat. All'interno del Castello c'è il museo provinciale murattiano.

Monumenti e luoghi d'interesse

Architetture religiose

  • Chiesa Matrice di San Giorgio, che si trova al centro del paese. È la chiesa principale, un edificio barocco eretto nel 1632 con un portale in marmo, opera dello scultore Fontana, e una statua raffigurante Cristo delGian Lorenzo Bernini. Quivi si trova la tomba di Gioacchino Murat.
  • Chiesa dei SS. Ferdinando e Immacolata (detta della "Marina"), risalente al XVIII secolo. Sorge sulle rovine del Convento dei Padri Agostiniani distrutto dal terremoto del 1783.
  • Chiesa di San Sebastiano, (Sec. XVI) sede dal 1729 con la creazione dell'Arciconfraternita del nome di SS. Maria. All'interno è possibile ammirare stucchi, statue lignee, decorazioni e ori ed altre opere di artisti calabresi come Zimatore, Morani, Murmura, Grillo, Carioti. Interessanti gli stalli in noce intagliati del XVIII secolo.
  • Chiesa del Purgatorio, del 1651, è anche detta "dei Morti" per via della cripta, che ospita una fossa sotterranea di tumulazione caratterizzata da numerose nicchie a parete che ospitano scheletri seduti o verticali, mantenuti da un gancio.
  • Chiesa di Piedigrotta[3] scavata nella roccia arenaria da naufraghi napoletani alla fine del Seicento per ringraziare Dio della vita salva. All'inizio del Novecento Angelo e Alfonso Barone ornarono la grotta con statue della roccia stessa raffiguranti personaggi dellesacre scritture.
  • Chiesa della Madonna del Carmine (1579).
  • Chiesa dell'Immacolata (1630).
  • Di rilievo il convento dei padri minimi di San Francesco di Paola, risalente al 1579, come la corrispondente chiesa, ricostruita dopo il terremoto del 1905. Dal 2013 la Parrocchia di San Rocco e San Francesco di Paola è stata elevata a Santuario Diocesano

Architetture civili

  • palazzo Musolino
  • Palazzo Alcalá
  • Palazzo Mattei
  • Palazzo Camarda
  • Palazzo Tranquillo
  • Palazzo Castiglione Morelli
  • Villa Castiglione Morelli
  • Villa Cordopatri

Architetture militari

  • Il castello in cui fu prigioniero Gioacchino Murat adibito a museo, eretto nel 1492 da Ferdinando I di Aragona. È una costruzione quadrangolare da un lato a picco sul mare e dall'altro circondata da un profondo fossato. Al suo interno è custodito un residuo di una scultura di Antonio Canova (l'originale fu distrutta durante il passaggio di Giuseppe Garibaldi, ne è rimasta intatta solo una parte rappresentante un elmo). Si accedeva all'interno tramite un ponte levatoio costruito in mezzo a due torrioni, che è stato ora sostituito da un ponte tradizionale in pietra calcarea. Il castello è dedicato a Murat, che qui venne fucilato il 13 ottobre del 1815. All'interno dell'edificio vi sono alcune ricostruzioni storiche e testimonianze di quei tragici avvenimenti.

 Fonte: wikipedia

Capo Vaticano

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Capo Vaticano è un'estesa località balneare del comune di Ricadi (VV), ricca di strutture ricettive dotate dei servizi di animazione. Il promontorio che ne assume il nome raggiunge l'altezza massima di 124 metri ed è fatto di uno speciale granito, quello bianco-grigio, studiato in tutto il mondo per le sue particolarità geologiche.

Di notevole importanza è la presenza della felce gigante, della palma nana sullo scoglio "Il Palombaro", nonché l'esistenza di sedimenti marini del Quaternario, che fanno di Capo Vaticano una meta obbligata di molti studiosi di paleontologia. La particolare morfologia dei luoghi, con valli e profonde incisioni fluviali su un territorio dal tipico terrazzamento a gradoni, permette di raggiungere agevolmente gli strati fossiliferi del Miocene.

Conchiglie tipiche dei mari tropicali, denti di squalocoralli, si accompagnano a ritrovamenti di parti scheletriche di mammiferi marini e continentali. Tutta la zona è comunque famosa per l’abbondanza di Clipeastri, antichi echinidi dalla caratteristica forma piramidale oggi estinti.

Il promontorio di Capo Vaticano è situato sulla costa degli Dei sul litorale tirrenico calabrese, di fronte allo Stromboli e alle isole Eolie, separa il golfo di Sant'Eufemia e quello di Gioia Tauro, e comprende tutti i paesi facenti parte del comune di Ricadi e le rispettive spiagge che si trovano su questo litorale. Sul promontorio è installato dal 1870 un faro dalla Torrecilindrica, su fabbricato a un piano con tetto a terrazza. A livello turistico, Capo Vaticano, pur non essendo una vera e propria città, è conosciutissima a livello nazionale e internazionale. Questo promontorio vanta delle spiagge molto suggestive e la maggior parte sono di spiaggia bianchissima.

La più suggestiva baia è quella di Grotticelle, formata da tre spiagge contigue. Secondo una nota rivista francese, Capo Vaticano è considerata la terza spiaggia più bella d'Italia e fra le 100 spiagge più belle al mondo. Altre spiagge da segnalare sono le spiagge di Formicoli e Riaci, caratterizzate dalla bianchissima sabbia e da scorci di roccia davvero meravigliosi.

Il famoso scrittore veneto Giuseppe Berto, dopo aver girato l'Italia decise di rimanere a vivere qui, scrivendo in alcuni dei suoi libri «Il tratto di costa che culmina in Capo Vaticano è pieno di storia e di bellezza. Si potrebbe chiamare Costabella con un pizzico di rimpianto e nostalgia».

In un'altra opera, Berto scrive: «Penso che Capo Vaticano si chiami Vaticano per la stessa ragione per cui un colle di Roma si chiama alla stessa maniera: sacerdoti e indovini vi andavano a scrutare il futuro, basandosi sul volo degli uccelli e altre cose. Duecento metri al largo della punta c'è uno scoglio chiamato Mantineo, e in greco "manteuo" significa comunicare con la volontà divina. Il Capo era un posto sacro, e lo è ancora, nonostante tutto».

Capo Vaticano è conosciuto anche come migliore territorio al mondo che produce la cipolla rossa, detta anche cipolla rossa di Tropea, dal gusto particolarmente dolce. Grazie infatti alle sostanze contenute nel terreno "solo quella coltivata a Capo Vaticano risulta dolce" ed è ricercatissima nel mercato nazionale ed internazionale.

Inoltre le suggestive spiagge e il mare cristallino con fondali ricchi di fauna ittica, rendono Capo Vaticano meta obbligata per sub e turisti italiani e stranieri, primi fra tutti i tedeschi, attratti anche da un entroterra che offre prodotti tipici come: la 'Nduja di Spilinga e il Pecorino del Poro.

Fonte: wikipedia